Il cross crawl: l’ esercizio salva schiena!

Oggi voglio proporvi di fare un test molto semplice ma probabilmente uno dei più importanti per effettuare uno screening sul nostro stato di salute.

Questo semplice test di screening può anche trasformarsi in una forma di esercizio.

Il test è molto semplice:

1)mettiamoci di fronte ad uno specchio facendo attenzione di avere abbastanza spazio per muoverci agevolmente

2)in piedi eseguiamo una semplice marcia sul posto:solleva le ginocchia fino all’ altezza del bacino, le braccia oscillano seguendo il ritmo delle gambe. Quando sale la gamba destra porta la mano sinistra al di sopra della testa e viceversa.

 

Il movimento deve essere coordinato(soprattutto il primissimo passo), in equilibrio e in controllo.

Dovremmo essere in grado di farlo anche molto lentamente e anche riuscire ad aumentare la velocità.

Non fossimo in grado di fare tutto ciò vuol dire che il nostro sistema nervoso/motorio non è efficiente né fisiologicamente né metabolicamente. Ciò può essere precursore di problemi/dolori articolari (es. mal di schiena).

Se il movimento non è regolare e coordinato, provate a fare l’esercizio per alcuni minuti al giorno. Se non riuscite a farlo da in piedi provate da seduto (vedi video Cross Crawl Seduto )

Se si migliora, ottimo; siamo stati in grado di “riprogrammare” il sistema.

Altrimenti è arrivato il momento di  far visita al tuo Chiropratico di fiducia.

Una piccola pillola per saperne di più: il corpo umano si è evoluto in migliaia di anni, il suo fine ultimo è la camminata.
Fossimo uccelli voleremmo, pesci nuoteremmo…siamo esseri umani ergo camminiamo.

La maggior parte dei movimenti volontari che eseguiamo ogni giorno (scrivere, guidare, fare sport ecc.) sono solo una semplice ma sempre stupefacente, variazione neurologica di quello che è la camminata.
Tant è che (permettetemi la licenza poetica) nasciamo già imparati.

Sì, tutti noi appena nati sappiamo già camminare o più precisamente gattonare. Non ce lo insegna nessuno. E’ un riflesso! Un dono magnifico di madre Natura, evoluto/tramandato in migliaia di anni tramite il DNA.

Tale riflesso si chiama: Riflesso della Marcia automatica

Al secondo giorno, il bambino riesce a compiere un’azione incredibile, se sostenuto, riesce a compiere tutte le movenze necessarie per camminare è il riflesso della marcia automatica, questo avvenimento appartiene solo all’essere umano: tallone, dita, gambe alternate.

Con il passare dei mesi impariamo naturalmente a controllare i movimenti e a trasformarli in camminata.

I nostri muscoli, le nostre ossa e il nostro sistema nervoso si sviluppano di conseguenza.

Ci sono molti altri eventi nel corso della nostra vita che influenzano la nostra crescita, la nostra postura e la nostra salute ma certamente questa è una delle più importanti.

Andrea Caronti
Doctor of Chiropractic

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25 Fatti Incredibili Che Riguardano Il Corpo Umano

Quando si dice che il corpo umano sia una macchina portentosa, non si sta di certo facendo un’affermazione esagerata! Se infatti andiamo a leggere i numeri e le caratteristiche del complesso sistema corporeo di cui siamo dotati, non possiamo che rimanere sorpresi dalle sue infinite capacità.

Di seguito abbiamo raccolto una lista di 25 super-poteri che sicuramente vi strapperanno qualche “wow!”.

1- La cornea è l’unica parte del corpo priva di vasi sanguigni. Essa riceve infatti ossigeno direttamente dall’aria.

2- Il cervello umano ha una capacità di memoria che supera quella di un hard disk da 4 terabyte.

3- I neonati umani sono in grado di respirare e deglutire allo stesso tempo per i primi mesi di vita.

4- La tua testa è composta da 29 ossa (8 nella scatola cranica e 21 nella faccia).

5- Un impulso nervoso può arrivare a viaggiare alla velocità di oltre 400 km/h.

6- Un singolo cervello umano genera in un giorno più impulsi elettrici di tutti i cellulari del mondo messi insieme.

7- Un corpo umano di medie dimensioni contiene zolfo sufficiente ad uccidere le pulci di un cane, carbonio sufficiente per 900 matite, abbastanza potassio per azionare un’arma, grasso sufficiente per 7 saponette e acqua per riempire un barile di 50 litri.

8- Lungo una vita intera, il cuore umano pompa 180 milioni di litri di sangue.

9- Nel tempo che impieghi a leggere questa frase, 50.000 cellule del tuo corpo muoiono e vengono sostituite.

10- Le impronte digitali si formano nell’embrione umano già dopo i primi due mesi di sviluppo.

11- Il cuore delle donne batte più velocemente di quello degli uomini.

12- Un uomo di nome Charles Osborne ebbe il singhiozzo per 68 anni consecutivi (dal 1922 al 1990).

13- Secondo molti studi, i mancini vivono in media 9 anni in meno dei destri.

14- Due terzi della popolazione mondiale piega la testa verso destra quando deve baciare qualcuno.

15- Una persona dimentica in media il 90% dei suoi sogni.

16- La lunghezza totale dei vasi sanguigni umani si aggira intorno ai 10.000 km.

17- La frequenza cardiaca è in generale più bassa in primavera che in autunno.

18- In una vita intera, una persona può ricordare 150 trilioni di informazioni.

19- Quando arrossisci, anche il rivestimento del tuo stomaco diventa rosso.

20- Disperdiamo l’80% del calore corporeo attraverso la testa.

21- La sensazione di sete appare già quando perdiamo l’1% del liquido corporeo; se ne perdiamo il 5% rischiamo di svenire, con il 10% addirittura possiamo morire per disidratazione.

22- Ci sono almeno 700 enzimi attivi nel corpo umano.

23- In media, un bambino di 4 anni pone 450 domande al giorno.

24- Non solo gli umani, ma anche i koala hanno impronte digitali uniche.

25- Ogni essere umano sbatte le palpebre 12.000 volte al giorno.

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Lo strano collegamento intestino-cervello

Secondo alcune ipotesi recenti, i batteri che popolano il nostro intestino possono avere influenze insospettate sul cervello e perfino un ruolo nella genesi di disturbi mentali e malattie neurodegenerative.

Possibile che il nostro umore, e perfino disturbi e malattie mentali possano essere influenzati dall’intestino? Sembra una stranezza, ma è l’ipotesi di ricerca su cui stanno lavorando da alcuni anni diversi gruppi di scienziati.

 

IPOTESI CONTROVERSE. Negli ultimi tempi gli studi sul ruolo che le complesse popolazioni dei batteri intestinali, il cosiddetto microbiota, svolgono per la salute sono un campo in piena espansione. Da quando, grazie soprattutto alle tecnologie per il sequenziamento dei genomi, si è iniziato a saperne di più sull’incredibile varietà di microrganismi che popolano il nostro tratto intestinale, sono stati scoperti collegamenti inaspettati tra la composizione del microbiota e alcuni aspetti della nostra salute: non solo quelli più immediati e apparenti, come la salute del tratto digestivo oppure l’obesità, ma anche meno ovvi, come il funzionamento del sistema immunitario o addirittura del cervello.

Alcuni studi sono arrivati a stabilire delle associazioni tra squilibri di quella che comunemente viene chiamata flora intestinale e alcuni disturbi mentali. Tanto che, soprattutto negli Stati Uniti, si parla addirittura di usare “microbi dell’umore”, o “psicobiotici”, come supplementi per migliorare la salute mentale.

È un campo controverso e delicato, perché dati ben documentati e solidi su come uno squilibro dei batteri nell’intestino possa avere un ruolo nell’insorgenza di un disturbo psichico o di una malattia neurodegenerativa, non ce ne sono ancora.

 

INTESTINO E STRESS. L’insieme dei batteri che colonizzano il tratto gastrointestinale dell’uomo e della maggior parte degli animali si è evoluto nell’arco di migliaia di anni, fino a formare una relazione stabile e, per così dire, utile a entrambe le parti: la somma dei batteri e del corpo che li ospita viene spesso definita superorganismo.

 

Uno degli studi che ha inaugurato il filone della ricerca su batteri e cervello è stato condotto in Giappone nel 2004: i ricercatori dell’Università di Kyushu scoprirono che i topi germ-free, ossia allevati in ambienti sterili, privi di batteri intestinali, quando si trovano in situazioni di stress hanno in circolo una quantità di cortisolo(l’ormone dello stress) circa doppia rispetto ai topi normali. Su questo fatto molti ricercatori hanno poi dedicato grande attenzione.

 

DEPRESSIONE. Un gruppo dell’Università di Cork, in Irlanda, sta per esempio studiando i legami tra microbiota e depressione a partire dall’osservazione che nell’intestino dei pazienti depressi è presente una minore diversità di batteri: l’ipotesi è che questo squilibrio possa avere un ruolo nella genesi del disturbo. I ricercatori considerano anche l’ipotesi che una dieta che altera la salute dell’intestino, per esempio un’alimentazione con poche fibre, potrebbe rendere più vulnerabili.

Indagando su queste possibilità i ricercatori hanno condotto un esperimento: hanno trapiantato i batteri intestinali di pazienti depressi in ratti, per vedere se si verificava qualche cambiamento. In effetti, è stato verificato che gli animali iniziavano a riprodurre alcuni dei comportamenti tipici della depressione nella loro specie, per esempio il rifiuto di alcuni “piaceri”, come l’acqua zuccherata.

Alla MacMaster University (Canada) hanno fatto lo stesso tipo di esperimento, trapiantando in animali germ free le feci di pazienti sani oppure affetti da sindrome del colon irritabile, che si accompagna spesso a sintomi di tipo ansioso.

Anche in questo caso, col trapianto di feci di persone con disturbi di tipo ansioso, oltre ai sintomi intestinali i pazienti hanno iniziato mostrare segni di ansia.

 

AUTISMO? PARKINSON? Ricercatori dell’Universtà dell’Illinois, ancora più di recente, hanno individuato una possibile via metabolica attraverso cui potrebbe realizzarsi il collegamento tra intestino e cervello. Gli studiosi hanno scoperto – in studi su animali – che alcune popolazione di batteri sono associate alla presenza di maggiori o minori quantità di certi ormoni e metaboliti nel sangue e nel cervello. La loro ipotesi è che squilibri del genere, durante lo sviluppo fetale, possano contribuire all’insorgenza di disturbi correlabili all’autismo.

Ricercatori del California Institute of Technology stanno invece studiando il ruolo dei batteri intestinali in una malattia neurodegenerativa come il morbo di Parkinson. Trapiantando feci di pazienti in animali geneticamente modificati per sviluppare la malattia, i sintomi motori mostrano una maggiore gravità.

Si tratta per ora soltanto di ipotesi, tuttavia la ricerca in questo ambito intriga molti scienziati e psichiatri, anche perché in mancanza di terapie efficaci per molti disturbi mentali, approfondire studi e ipotesi sulla loro genesi potrebbe comunque rivelarsi utile.

 Fonte: Focus.it

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Addominali e crunch? Non li fate, rovinano la postura!

Gli addominali sono utili?

Il “calzettone”

Prima di addentrarci nello specifico, dobbiamo entrare nell’ottica che il corpo è un tutt’uno, in cui tutte le parti sono interconnesse. Siamo abituati a considerarlo a settori separati; invece ogni movimento, ogni contrazione influenza l’insieme. Gran parte dei muscoli è organizzata in insiemi funzionali chiamati catene muscolari, che sono cinque e si comportano come grandi elastici, sempre troppo corti e troppo rigidi. La catena principale è quella posteriore che inizia dalla nuca, comprende tutti i muscoli dorsali, i glutei, i muscoli della regione posteriore delle cosce e delle gambe, prosegue con quelli della pianta del piede e termina con quelli della regione anteriore della gamba, fino a sotto il ginocchio. La si può immaginare come un calzettone troppo corto, il cui bordo superiore posteriore risale fino alla nuca: questo comporterà un’alterazione della posizione della colonna o degli arti inferiori.

Fitness woman doing abs crunches

Allungare le catene

Tutte le catene descritte sono interdipendenti fra loro: un’azione su un punto qualsiasi di una di esse provoca un accorciamento in una o più delle altre. È quindi evidente che non ha senso un lavoro segmentario sul corpo, che è assurdo potenziare, come spesso si fa, gli addominali, in quanto le loro inserzioni posteriori sono in comune con quelle dei muscoli dorsali, e quindi potenziando i primi si potenziano anche i secondi. È sempre sbagliato potenziare i muscoli delle catene, già troppo rigidi: bisogna invece allungarli, e così si ottiene il contemporaneo potenziamento dei loro antagonisti. È quindi inutile praticare, per esempio, esercizi mirati per potenziare i quadricipiti e gli addominali, amati da tutti gli sportivi, se contemporaneamente non si allungano le catene che li frenano, impedendo loro di lavorare.

Girl on floor doing exercises on the stomach in the gym. Wet body.

Crunch e addominali? Anche no!

I muscoli addominali (obliqui, trasverso) formano una cintura muscolare che si attacca ai dorsali. Quando li contraiamo, inevitabilmente sollecitiamo la regione lombare portandola in avanti (lordosi) e schiacciandola (pancia in avanti e gonfia). Quando potenziamo questi muscoli dobbiamo contemporaneamente allungare la regione lombare per evitare la compressione dei dischi che provoca lombalgie e sciatalgie. Di conseguenza gli esercizi tipo crunch o i classici “addominali” sono inutili e spesso dannosi soprattutto per chi ha problemi di dolori lombari, cervicali e sciatalgie.

Rischio ernia

Da ricordare che gli esercizi “classici” di avvicinare capo-tronco al bacino o bacino al capo-tronco, potenziano i muscoli retti dell’addome rendendoli ipertrofici (a salsicciotto) e questa è la base meccanica per procurarsi un’ ernia del disco.

L’ esercizio giusto? Il Plank
Plank: è un esercizio statico nel quale bisogna mantenere il corpo in una certa posizione per tonificare gli addominali, ma permette anche di mettere in movimento quasi tutti i muscoli de corpo. Scopri cos'è il plank, l'esercizio per avere addominali perfetti, la posizione corretta ed il corretto movimento per la corretta esecuzione del Plank.
Ecco come si esegue correttamente l’esercizio plank:

  1. Porsi proni sul pavimento.
  2. Ci si appoggia sugli avambracci e sulle punte dei piedi.
  3. Il corpo deve formare una linea retta.
  4. I muscoli dei glutei e dell’addome sono contratti.
  5. Tenere la posizione (si parte da 15 secondi per poi innalzare progressivamente il tempo fino a 40 secondi) quindi lentamente rilassarsi per almeno una ventina di secondi e procedere nuovamente. Ripetere 5 volte.

Con questo semplice esercizio si allena il “core”.

Con “core” si identifica la fascia muscolare centrale del corpo composta dai seguenti muscoli: addominali, obliqui sia esterni che interni, traverso, diaframma, pavimento pelvico, quadrato dei lombi, paravertebrali e multifido. Il “core” sostanzialmente ha la funzione di garantire stabilità in determinati movimenti, ma è utile anche per la buona postura, per diminuire l’incidenza di ernie del disco, protusioni e lombalgie e dunque anche funzionale per la salute (a patto che sia appunto allenato).

 

@Chiropratica Caronti

 

Fonte:http://running.gazzetta.it/news/21-02-2018/addominali-crunch-postura-40641

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Bimbi scalzi: più felici e intelligenti

 

Neonato con il piede in bocca

Tuo figlio si toglie le scarpe e rimane scalzo, e tu cominci subito a brontolare. Tranquilla, quel gesto è fonte di preoccupazione e irritazione per la maggior parte delle madri. Eppure secondo gli esperti in realtà favorisce la crescita dei bambini. Cosa dicono le ricerche sui bambini scalzi?

Sostanzialmente tre cose: libertà, felicità e intelligenza. Uno studio che ha fatto il giro del mondo demolisce la teoria secondo cui bisogna far indossare le scarpe ai figli fin da piccolissimi, e sfata antiquati miti su raffreddori, educazione e problemi fisici.

La ricerca, intitolata “Podologia preventiva: bambini scalzi significa bambini più intelligenti”, è promossa dalla Universidad Complutense di Madrid. Si sentono comodi e felici, esplorano e crescono nel modo giusto: perché non lasciarli scalzi?

Che dice la scienza?

Il movimento fisico e gli stimoli sensoriali che il bambino riceve attraverso i piedi nudi contribuiscono ad accelerare la crescita, lo sviluppo propriocettivo e intellettuale”, afferma Isabel Gentil García nel testo.

La studiosa mette in discussione, inoltre, le raccomandazioni dei pediatri di far indossare le scarpe ai bimbi di pochi mesi, cosa che servirebbe solo a proteggerli dal freddo.

Gentil García avverte che con il piede coperto il bambino viene privato delle informazioni tattili e della percezione della posizione e del movimento del corpo nello spazio. Secondo l’esperta, i bimbi scalzi sviluppano più velocemente le abilità motorie e la coordinazione tra mano e viso.

Un approccio multidisciplinare sostiene che i piedi sono un mezzo per ricevere informazioni sul mondo esterno, poiché a contatto con superfici e materiali diversi.

 

Bimni scalzi, piedini e pallone.

 

 

Il ruolo dei piedi nei bambini scalzi

Secondo alcuni neurologi, fino ai dieci mesi di età il bambino ha una sensibilità tattile più sviluppata nei piedi che nelle mani. I piedi gli consentono di sperimentare e conoscere attraverso il tatto.

Non dobbiamo privare i piccoli delle informazioni percettive. Per questo l’università madrilena difende l’importanza di lasciare i bambini scalzi.

Consideriamo le fasi di sviluppo dell’intelligenza formulate da Piaget. In quella senso-motoria sono importanti la manipolazione, il movimento e l’organizzazione delle informazioni sensoriali, poiché offrono al piccolo una prima nozione di sé, dello spazio, del tempo e della casualità.

I piedi sono ricettori privilegiati che contribuiscono a sviluppare meglio l’intelligenza del bambino. Essa nasce da una complessa interazione tra l’ambiente e l’organismo, e uno dei fattori ambientali più influenti è la conoscenza del proprio corpo.

I bimbi scalzi che poggiano i piedi su qualsiasi superficie – comprese quelle irregolari – hanno un migliore sviluppo muscolare. Senza scarpe, infatti, non hanno un peso da portare e sono più liberi nei movimenti. Ciò consente loro di controllare meglio il corpo.

Bimbi scalzi, perché?

A tutti i bambini piace andare in giro scalzi, o nudi, senza pensare alle conseguenze sulla propria salute. Quest’abitudine li fa sentire più comodi e offre numerosi benefici:

  • Aumenta la consapevolezza di se stesso attraverso l’osservazione dei movimenti delle dita, il tatto, l’odore del piede.
  • Contribuisce alla formazione della pianta del piede, evitando il piede piatto.
  • Facilita e stimola la camminata.
  • Tiene lontani batteri e sudore, impedisce la formazione di funghi, calli e cattivi odori.

Bimba tiene in mano il piedino

Bambini scalzi, più liberi, intelligenti e felici

Gli adulti si innervosiscono quando vedono i bimbi scalzi, ma i bambini sono più felici senza scarpe.

I bimbi scalzi hanno un contatto più profondo con l’ambiente circostante e percepiscono il mondo in un altro modo. Contemporaneamente scoprono il proprio corpo.

All’inizio dello sviluppo dell’intelligenza non esiste una differenza tra l’io e il mondo esterno, è un tutt’uno”, dicono gli specialisti.  Per imparare devono esplorare e avere un contatto diretto con le superfici.

@Chiropraticacaronti

Fonte: https://siamomamme.it/bimbi-scalzi-piu-felici-intelligenti/

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Omega 3, quando e come assumerli

Gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi essenziali, molto utili per prevenire e curare le malattie cardiovascolari e alcune malattie infiammatorie. Scopriamoli meglio.

 

Noci fonte di omega 3

Noci, ricca fonte di omega 3

Che cosa sono gli omega 3

Gli Omega 3 (Ω-3) sono acidi grassi polinsaturi a lunga catena. Sono classificati in famiglie diverse a seconda della posizione del primo doppio legame lungo la catena dell’acido grasso: nel caso degli Omega 3 il primo doppio legame è in corrispondenza del terzo atomo di carbonio.

Gli Omega 3, insieme agli Omega 6, vengono definiti essenziali perché non possono essere sintetizzati dall’organismo e vanno introdotti con la dieta. Il metabolismo di Omega 3 e Omega 6, inoltre, segue vie biochimiche distinte in quanto non possono essere trasformati l’uno nell’altro.


A cosa servono gli Omega 3

Gli Omega 3 sono presenti nell’organismo in concentrazioni minori rispetto agli Omega 6, ma in un numero di cellule molto maggiore, facendo ipotizzare un ruolo biologico più importante.

Il meccanismo d’azione degli acidi grassi essenziali si fonda sulla loro capacità di trasformarsi in Eicosanoidi, sostanze biologicamente attive. Hanno azione ormone simile ma, a differenza degli ormoni, agiscono sul tessuto che li ha prodotti.

Si dividono in tre classi principali:

  • prostaglandine (PG),
  • trombossani,
  • leucotrieni.

I principali acidi grassi Ω-3 sono l’acido α-linolenico, di origine vegetale, contenuto soprattutto nelle noci, negli oli di lino e canola e nelle verdure a foglia verde, e gli acidi grassi eicosapentaenoico (EPA) e docosaenoico (DHA) presenti in concentrazioni elevate nel grasso dei pesci che vivono nei mari freddi e che esercitano effetti come l’ottimale funzionamento del cervello, della retina e delle gonadi.

Il DHA ha prevalentemente funzione strutturale, è importante per lo sviluppo e la maturazione cerebrale, per l’apparato riproduttivo e il tessuto retinico; l’assunzione di livelli adeguati di DHA durante la gravidanza e l’allattamento è quindi importante per garantire lo sviluppo fetale e la crescita corretta del bambino.

L’EPA è il principale precursore dei leucotrieni e delle PG3 (prostaglandine della serie 3) che posseggono un’importante attività antiaggregante piastrinica.

Riassumendo quindi:

- omega 3 → DHA;

- omega 3 → EPA → PG3

Alcuni effetti di EPA e DHA a livello cardiovascolare, come il controllo del ritmo cardiaco (aritmie) e della pressione arteriosa (ipertensione), sono stati osservati con quantità ottenibili  dall’alimentazione, mentre altri, come la riduzione dei trigliceridi e del rischio di trombosi, richiedono tempi di assunzione più lunghi.

Il meccanismo d’azione degli Omega 3 è piuttosto complesso e comprende l’aumento della fluidità delle membrane cellulari, il miglioramento della funzione endoteliale, la modulazione dell’aggregazione piastrinica e dell’infiammazione sistemica, la stabilizzazione delle lesioni ateromasiche.

Questo porta gli Omega 3 ad essere utili per:

  • l’arteriosclerosi e le malattie cardiovascolari: attraverso la riduzione dell’effetto trombogenico e il rallentamento dello sviluppo della placca aterosclerotica;
  • le malattie infiammatorie: artrite reumatoide, morbo di Chron, la colite ulcerosa;
  • la pelle in caso di psoriasi, dermatiti;
  • il cervello per sviluppo cognitivo, morbo di Alzheimer,  gravidanza e sviluppo neonatale, depressione e disturbi comportamentali, autismo e deficit dell’attenzione (ADHD), schizofrenia;
  • il metabolismo osseo;
  • altre patologie quali asma allergico, diabete, cancro (riduzione del rischio).


Dove si trovano gli Omega 3

Tra i cibi che contengono Omega 3 ci sono: pesce, acciughe, merluzzo, salmone atlantico, tonno, sgombro, negli oli di pesce, nei semi di lino, nell’olio di lino e nelle noci.
L’American Heart Association suggerisce, in caso di documentato rischio cardiovascolare, 1 grammo al giorno di EPA e DHA, mentre in Italia non esistono indicazioni precise per una razione giornaliera ottimale di questi composti.

Oggi sul mercato è presente una grande varietà di integratori a base di olio di pesce che contengono EPA e DHA in concentrazioni variabili.

Una carenza di acidi grassi essenziali determina la comparsa di disturbi come: arresto della crescita, manifestazioni cutanee e biochimiche legate all’integrità delle membrane cellulari.

Fra le cause della carenza vi è uno scarso apporto con la dieta e un eccessivo consumo di acidi grassi saturi, colesterolo, alcolici e carenza di oligoelementi come zinco e magnesio.

Nello specifico, una carenza di Omega 3 porta ad un aumento del rischio delle malattie cardiovascolari, viene meno il ruolo di protezione e prevenzione delle malattie cronico-degenerative, autoimmunitarie e su base infiammatoria.

Inoltre una diminuzione o assenza comporta una maggior produzione di acido arachidonico, implicato nel meccanismo infiammatorio.

Alcuni studi inoltre riscontrerebbero una concentrazione ridotta di Omega 3 nei bambini con ADHD, Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività.

Controindicazioni

Ad oggi non risultano controindicazioni per gli Omega 3, tuttavia esistono possibili effetti dovuti ad un sovradosaggio e si raccomanda di fare attenzione in chi è in trattamento con farmaci anticoagulanti poiché potrebbero potenziarne l’effetto.

I  genere il rapporto di assunzione Omega 6/Omega 3 consigliato dai LARN è di 4:1.

 

@Chiropratica Caronti

Fonte: http://www.cure-naturali.it/omega-3/4046

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Yoga sul posto di lavoro, un toccasana per il mal di schiena

Yoga sul posto di lavoro, un toccasana per il mal di schiena © Ansa

L’antica pratica indiana, fatta di stretching, respirazione e rilassamento guidato, aiuta infatti a ridurre il mal di schiena e le assenze dal lavoro per malattia.

E’ sufficiente un’ora alla settimana, anche fatta sul posto di lavoro, come ha dimostrato uno studio condotto dai medici dell’università gallese di Bangor, segnalato dal quotidiano The Indipendent.
Già numerosi studi hanno dimostrato che praticare regolarmente yoga riduce i giorni di malattia, ma quest’ultimo ha verificato che i benefici si hanno anche implementandolo direttamente sul posto di lavoro. I ricercatori hanno lavorato con 150 impiegati del Servizio sanitario di 3 ospedali del nord del Galles: una parte è stata assegnata ad un gruppo di yoga, che ha fatto 8 sessioni da 60 minuti una volta a settimana, e l’altra ad un gruppo educativo. Il gruppo dello yoga è stato anche invitato a farlo a casa per almeno 10 minuti al giorno per 6 mesi, con la guida di un dvd. L’altro gruppo ha invece ricevuto due libretti su come gestire il mal di schiena e ridurre lo stress al lavoro. Dopo 8 settimane, si è visto che chi aveva fatto yoga aveva molto meno dolore alla schiena e dopo 6 settimane erano calate di 20 volte le assenze del lavoro dovute a problemi muscolo-scheletrici (tra cui il mal di schiena) rispetto ai membri dell’altro gruppo. I volontari del gruppo yoga avevano inoltre dimezzato le visite dal medico per il mal di schiena. I miglioramenti maggiori si sono avuti in chi lo ha praticato anche a casa, con una media di 10 minuti al giorno: è migliorato il dolore alla schiena e hanno saputo gestire meglio lo stress al lavoro.

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Migliorare la concentrazione dei bambini: 6 alimenti

 

Mamma con il figlio

Affinché il cervello funzioni in maniera ottimale, è necessario seguire un’alimentazione che apporti i nutrienti di cui ha bisogno. Nel caso dei bambini, l’alimentazione è ancora più importante perché non influenza solo il funzionamento del loro cervello, ma anche il suo sviluppo. A seguire parleremo degli alimenti che aiutano a migliorare la concentrazione dei bambini in modo da permettere ai più piccoli di sviluppare tutto il loro potenziale.

La mancanza di concentrazione dipende da numerosi fattori, uno di questi è la stanchezza. Quando una persona è stanca, fa fatica a focalizzarsi su qualcosa o a mantenere la concentrazione. Lo stress e la mancanza di energie sono altri due elementi che influenzano la capacità di concentrazione. La buona notizia è che ci sono alimenti che aiutano a equilibrare l’organismo e che contribuiscono a potenziare la mente. Eccone alcuni.

 

 

Alimenti per migliorare la concentrazione dei bambini

La banana

In generale la frutta è indicata non solo per i bambini, ma per tutti. La frutta non ha molte calorie, non contiene additivi, ma fibra e acqua e ce n’è di tutti i tipi. Tuttavia, il frutto più completo e che fornisce più energie al cervello è la banana.

La banana apporta grandi quantità di potassio e magnesio, entrambi molto importanti nella dieta. Una ricerca condotta dai ricercatori del The Thomas Clarkson Community College ha dimostrato che la banana è fonte di vitamina B6, stimola la produzione di norepinefrina e di serotonina. Questi due neurotrasmettitori sono molto importanti per quanto riguarda i processi necessari per la concentrazione.

Il burro di arachidi

Tutte le varietà di frutta secca fanno bene all’organismo. Tuttavia, pare che gli arachidi, soprattutto il loro burro (non in quantità esagerata perché è molto calorico), siano un’ottima fonte di vitamina E, un potente antiossidante.

Gli antiossidanti proteggono i neuroni e stimolano la formazione di connessioni neuronali. Inoltre, la parte grassa è ricca di tiammina o vitamina B1, un’altra sostanza che favorisce lo sviluppo e il funzionamento del sistema nervoso centrale e aiuta a mantenere più a lungo la concentrazione.

Lo yogurt: un alleato del cervello

I bambini in genere amano lo yogurt. È una cosa positiva se consideriamo il fatto che si tratta di uno dei migliori alimenti per migliorare la concentrazione e che mantiene vigili e in allerta, secondo uno studio condotto dai ricercatori della Cleveland Clinic Foundation.

Questo perché lo yogurt contiene un’elevata quantità di tirosina, un amminoacido che stimola la produzione di dopamina e noradrenalina, due neurotrasmettitori decisivi nei processi di attenzione. Lo yogurt contribuisce anche a migliorare la memoria.

Bambina che mangia uno yogurt

Uova: una completa fonte di proteine

Le uova sono considerate un super alimento perché contengono molti dei nutrienti che rendono valida una dieta. Una delle migliori proprietà delle uova è che contengono nove amminoacidi essenziali per il corretto funzionamento del nostro metabolismo.

Allo stesso tempo, le uova sono ricche di due nutrienti fondamentali per la memoria e la concentrazione, la luteina e la colina. Come se non bastasse, sono anche fonte di proteine e di energia, il che le rende un alimento importantissimo nelle varie fasi della crescita.

L’avena: un super alimento

L’avena è uno di quegli alimenti che non dovrebbero mai mancare nella nostra dieta. Aumenta la sensazione di sazietà ed è anche una grande fonte di energia. È fibra pura e offre un’alta concentrazione di potassio e zinco.

Inoltre, contiene una grande quantità di vitamina E e varie vitamine del gruppo B. Entrambe stimolano la concentrazione nei bambini, sono nutrienti essenziali per il cervello e necessari per l’attività cognitiva.

Avena

Il cioccolato: un alimento che può essere prezioso

Questo alimento non solo è delizioso, ma aiuta anche a recuperare le energie in breve tempo e, ovviamente, a stimolare il funzionamento del cervello.

Una ricerca condotta presso l’Università Statale dell’Ohio ha dimostrato che piccole quantità di cioccolato al giorno migliora la circolazione cerebrale. Di conseguenza, migliorano anche la memoria e la concentrazione. Anche se è preferibile scegliere la varietà fondente di cioccolato, quello dolce, in piccole quantità, non ha mai fatto male a nessuno.

Tutti questi alimenti sono un’ottima opzione per la dieta dei bambini, soprattutto perché si tratta di cibi che permettono di migliorare la concentrazione e hanno anche un sapore piacevole che i bambini di sicuro apprezzano. Non esitate e aggiungete questi alimenti all’alimentazione dei vostri figli.

 

Chiropratica Caronti

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Coccolare i bambini può alterare il loro DNA per anni

Ogni volta che abbracciamo qualcuno, il nostro cervello produce dosi di ossitocina, il neurotrasmettitore associato con amore, intimità, e il profondo rapporto tra una madre e il suo neonato.

Un recente studio, inoltre, mostra come abbracciare i bambini nei loro primi anni di vita possa avere profondi effetti sulla loro biologia, in particolare sul genoma.

Lo studio, dell’università of British Columbia (UBC), mostra che la quantità di abbracci e contatto fisico che un bambino riceve può determinare cambiamenti epigenetici in ben 5 aree del DNA associate con il sistema immunitario e il metabolismo.

I bambini che avevano ricevuto meno attenzioni dal punto di vista fisico hanno inoltre mostrato un profilo molecolare delle cellule sottosviluppato per la loro età.

“Riteniamo che un profilo epigenetico immaturo possa riflettere condizioni di sviluppo sfavorevoli.” Ha affermato Michael Kobor, professore alla UBC.

Risultati simili sono stati ottenuti in studi sui roditori, ma questa è la prima ricerca che investiga come siano influenzati gli esseri umani.

Lo studio 

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Development e Psychopathology”, ed ha considerato i genitori di 94 bambini e le abitudini di contatto fisico nelle prime 5 settimane, prelevando dei campioni di DNA dei bambini a 5 anni d’età.

In seguito, i ricercatori hanno analizzato il grado di metilazione delle diverse aree di DNA; la metilazione consiste nell’aggiunta di gruppi chimici -CH3 in varie sedi, in grado di influenzare come i geni verranno espressi.

L’epigenetica (letteralmente “sopra i geni”) descrive come la metilazione può essere influenzata da fattori ambientali esterni, specialmente in tenera età. E’ doveroso precisare che i cambiamenti epigenetici non vanno a modificare la sequenza di DNA, bensì soltanto la loro espressione. In pratica, alterano l’espressione del genoma tramite l’attivazione di “interruttori” in grado di regolarli.

Risultati 

Lo studio ha dimostrato come ci fossero differenze importanti nella metilazione tra bambini molto coccolati, e bambini poco coccolati. In particolare, uno dei siti di metilazione gioca un ruolo importante nello sviluppo del sistema immunitario, ed un altro influenza il metabolismo.

Stato del campo di studi 

Questo campo di studio è all’inizio, tuttavia ulteriori ricerche ci permetteranno di capire meglio le implicazioni delle modifiche epigenetiche sulla salute e sullo sviluppo dei bambini. Se vi saranno conferme in questo senso, verrà sottolineata l’importanza del fornire contatto fisico ai bambini, specialmente se si trovano in condizioni di stress.

La morale della favola che tutti noi possiamo estrarre dalla ricerca è quindi semplice: abbracciarsi di più, e soprattutto abbracciare i nostri figli.

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Ecco Perché Dovresti Spegnere Tablet E Smartphone Un’ora Prima Di Andare A Dormire

Prima di cadere in un sonno profondo ormai quasi tutti non rinunciano a dare un’ultima occhiata al cellulare o a sfogliare un eBook sul proprio tablet. Non ce la sentiamo proprio di staccarci dalla tecnologia, neanche nel momento più rilassante della giornata quale quello di andare a dormire.

Ma bisogna tener presente che il nostro organismo viene negativamente influenzato da quest’abitudine, risentendone il giorno dopo ed il giorno dopo ancora. In che modo?

Un gruppo di studenti dell’Università di Buenos Aires ha condotto una ricerca per capire in che modo l’utilizzo dei cellulari influisca sulla qualità del sonno. Dopo aver eseguito dei sondaggi coinvolgendo giovani tra i 18 e i 29 anni, gli studenti hanno riscontrato che, anche se i partecipanti al sondaggio dichiaravano di aver dormito tra le 6 e le 8 ore al giorno, si sentivano stanchi e fiacchi. Ma come mai?

Andando più in profondità nel sondaggio si è scoperto che il 90% degli intervistati ha asserito che dorme con il proprio telefono cellulare accanto e il 70% ha dichiarato di usarlo prima di andare a dormire. Il problema sta nel fatto che:

- il riflesso della luce dello schermo sul bulbo oculare inibisce la produzione della melatonina, responsabile della regolazione del sonno: quindi le persone colpite impiegano più tempo ad addormentarsi e l’efficacia del riposo non è adeguata;

- dormire, invece, con i cellulari accesi nelle vicinanze non è ideale anche se lo schermo è spento, perché il cervello rimane in uno stato di allerta permanente a causa della possibilità dell’arrivo di messaggi e chiamate.

Conclusione? Gli autori della ricerca consigliano di spegnere il cellulare almeno un’ora prima di andare a dormire. È un semplice cambio di abitudine, ma allo stesso tempo risulta cruciale per migliorare la qualità del sonno.

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