Nel corso dei secoli l’essere umano ha sempre dovuto adattarsi all’ambiente circostante per sopravvivere.
Alcuni di questi adattamenti hanno stimolato miglioramenti, altri dei peggioramenti. E’ il caso dei nostri piedi che hanno dovuto adattarsi a stare rinchiusi dentro scarpe lisce ma scomode, e a calpestare superfici senza asperità. Questo necessario adattamento alle comodità della civiltà moderna, ha reso più povera non solo la nostra percezione sensoriale ma anche il nostro cialis portamento. Una cattiva abitudine che in molti casi
ha contribuito a favorire sintomatologie dolorose derivanti da una innaturale deambulazione e postura.
Nel tentativo di porre rimedio, molto spesso si è finito con il peggiorare le cose. La maggior parte degli aiuti tecnologici in questo campo, solette e plantari, scarpe pronanti o spinanti, non importa in che materiale o in che forma confezionati, hanno tutti un comune denominatore devastante: proteggere i nostri piedi.
Non si è capito che i nostri piedi non vogliono essere protetti, ma allenati a proteggersi da soli. Se a vostro figlio che non sa nuotare mettete un salvagente, e non fate altro, scordatevi che possa diventare bravo come un pesce. Prima o poi qualcuno dovrà insegnargli i rudimenti del nuoto. Per i nostri piedi il discorso non è molto diverso. Fin da piccoli li proteggiamo e ci dimentichiamo di allenarli. Così facendo proibiamo ai nostri appoggi di incontrare quelle sensazioni che sono promotrici della corretta crescita e forma dei nostri piedi. La camminata e la corsa che ne deriva non è naturale.
Oggi, per crescere dei buoni piedi, bisogna cominciare molto presto. Non bisogna perdere nessuna occasione per far sentire ai nostri piedi il caldo e il freddo e soprattutto non bisogna temere che i piedi si sciupino camminando su superfici aspre. Per voi maratoneti, l’immagine e il ricordo del grande Abebe Bikila, è un buon esempio di questa ricchezza. Certo se non avete cominciato a correre scalzi fin da piccoli come ha fatto lui, scordatevi di poter correre una maratona, ma la ricchezza sensoriale fatta dai suoi piedi, ha reso possibile i suoi successi. L’esperienza fatta a piedi nudi è stata promotrice della sua forza ed eleganza nella corsa, leggera e allo stesso tempo potente. Una rullata al suolo perfetta che lo avrebbe distrutto dai piedi alla testa se fosse stato diversamente. Il piede nudo, che sente il terreno direttamente, diventa il coordinatore perfetto di tutte le sinergie motorie. Un eccellente direttore d’orchestra per quella melodia cinetica che è garanzia di un corretto utilizzo di tutto l’apparato locomotore.
Ecco, voi dovreste esercitare la vostra efficacia allo stesso modo, cominciando con il camminare e poi con il corricchiare a piedi scalzi. Sono le sensazioni di contatto diretto con pressioni diverse nelle diverse parti del piede, combinate a movimenti di rullata e di torsione nelle più svariate combinazioni, che danno ricchezza ai nostri movimenti, rendendoci unici e inconfondibili nel nostro portamento, nella nostra postura ed in definitiva nella nostra motricità.
Dal libro di Norman Doidge, Il cervello infinito, a pagina 104, ecco una conferma dell’importanza dello stimolo sensoriale in arrivo dai nostri piedi; “… il lavoro si sta concentrando sul «controllo motorio grossolano», una funzione che si deteriora con l’invecchiamento, provocando perdita d’equilibrio, tendenza a cadere, difficoltà di movimento. A parte l’indebolimento dell’apparato vestibolare, questo declino è causato dalla diminuzione del feedback sensoriale proveniente dai piedi. Secondo Merzenich, l’aver indossato le scarpe per decenni limita il feedback sensoriale dai piedi verso il cervello. Se camminassimo a piedi scalzi, il nostro cervello riceverebbe una grande varietà di input, come se camminassimo su una superficie irregolare. Le scarpe sono una piattaforma relativamente piana che disperde gli stimoli, e le superfici su cui camminiamo sono sempre più artificiali e perfettamente lisce. Ciò porta a « de-differenziare » le mappe cerebrali a cui afferiscono le piante dei piedi, limitando così la guida che il tatto fornisce al controllo dell’equilibrio. Quindi iniziamo a usare bastoni, stampelle, deambulatori, oppure ci affidiamo agli altri sensi per mantenere l’equilibrio. Ricorrendo a queste compensazioni anziché esercitare i sistemi cerebrali compromessi, non facciamo che accelerarne il declino.”
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